Cammina con noi
18 novembre 2018: Il Cammino Fogazzaro Roi fra Montegalda e Colze’
Iniziano le camminate sul Fogazzaro-Roi per far conoscenza di questo percorso e del fantastico territorio vicentino.
Domenica 18 novembre – ore 9
Ritrovo in municipio di Montegalda, consegna credenziali, visita Mostra permanente Fogazzaro-Roi, a seguire visita alla Chiesetta Monastero di San Marco e a Villa Feriani.
Proseguiamo poi per circa km 4 fino Alle chiuse Vinciane di Colze’ conca di Navigazione.
Si è liberi di proseguire da soli verso Vicenza (circa 13km) o ritornare a Montegalda, sempre da soli, utilizzando la stessa strada dell’andata.
Non siamo accompagnatori o guide professionali, mettiamo solo a disposizione un po’ del nostro tempo per far conoscere il CFR, il nostro primo cammino veneto.
Adesioni a mezzo SOLO SMS al nr 349-2678042 Indicando nome e cognome e numero persone.
Antonio Fogazzaro
Nasce a Vicenza, il 25 marzo 1842, da Teresa Barrera e Mariano, intellettuale e patriota, come i suoi fratelli Don Giuseppe e Luigi Fogazzaro, primo Sindaco di Montegalda, dopo l’unità d’Italia; nel 1874, Antonio pubblica la sua prima opera, il poemetto Miranda, quindi la raccolta di poesie Valsolda nel 1876, dedicata ai luoghi della sua infanzia; poi nel 1881, pubblica Malombra, il primo vero romanzo dell’autore.
Nel 1884 pubblica Daniele Cortis, romanzo che tratta di un deputato cattolico, che propone la costituzione di un nuovo partito politico nel panorama italiano dopo l’annessione del Veneto all’Italia; segue il Mistero del poeta, pubblicato nel 1888, ed ambientato nella cittadina di Eichstätt in Baviera.
Nel 1895 darà alle stampe il suo capolavoro, Piccolo Mondo Antico, la storia di Franco e Luisa Maironi, sposi nella materna Valsolda, contro la volontà della nonna di lui, una vecchia marchesa austriacante.
Nel 1896, sarà nominato Senatore del Regno e il 6 luglio 1899, viene eletto Consigliere del Comune di Montegalda, dove rimane in carica fino all’ultimo giorno della sua vita.
Nel 1890 pubblica Piccolo Mondo Moderno, ambientato in parte a Montegalda, dove l’autore aderisce alle teorie del modernismo, che verranno maggiormente amplificate con Il Santo del 1905, romanzo condannato all’Indice. Nel 1910, pubblica Leila, ambientato nella villa di Velo d’Astico e dopo una breve malattia, il 7 marzo 1911, Antonio Fogazzaro, muore.
Complesso di San Marco
Il complesso di San Marco si trova sul colle chiamato Monte Merlino e comprende una chiesa, il campanile e il convento, dalle origini incerte ma con una prima testimonianza del ‘300. Nel 1451 Belpietro Manelmi dona chiesa e convento alla nobile famiglia vicentina Chiericati che provvede al restauro. Agli inizi del ‘500 i fratelli Ludovico e Francesco Chiericati, entrambi Vescovi, consacrano l’altare maggiore e i due altari laterali, preziosa è la Madonna Nera che allatta il Bambin Gesù. Nel 1629, all’interno della chiesa, viene costruita la cappella dedicata a San Valentino e tra la fine del ‘600 e gli inizi del ‘700 viene ingrandita l’abside e rifatta la facciata. L’abside conserva ancor oggi una preziosa pala del 1606 di Alessandro Maganza, con la Trinità e sullo sfondo il fiume Bacchiglione e i Colli Euganei.
Il convento gestito da vari ordini monastici, dal ‘500 è curato dai frati francescani. Nel 1769 la Repubblica Serenissima decreta la chiusura di tutti i conventi più piccoli e il Monastero di San Marco perde la sua funzione religiosa. La chiesa rimane invece luogo di culto grazie alla presenza di un sacerdote mandato dai signori, proprietari del complesso. Nel ‘700 il Monastero di San Marco diventa proprietà della famiglia Caldogno, poi nel corso del 1800 della famiglia Fogazzaro per passare infine alla famiglia Roi. Nel 1993 il marchese Giuseppe Roi dona l’intero complesso alla Diocesi di Padova con il vincolo di riportare questo luogo alla funzione originaria. Dal 2005 il Monastero ospita le monache benedettine cistercensi.
Sul versante nord del colle è presente la vecchia ghiacciaia comunale e un bosco di farnie. Molto bella la siepe mista di bagolaro e di acero campestre, posta sul viale d’ingresso principale del complesso monumentale.
Villa Feriani
Villa Feriani fu edificata nella seconda metà del Seicento su una primitiva costruzione gotica quattrocentesca di cui rimangono due archi in cotto a vista nella barchessa.
Il prospetto principale, rivolto a sud-est verso il giardino, è ripartito in tre settori. Il settore centrale emergente è caratterizzato, al piano terra, da un paramento a bugnato liscio, nel quale si aprono tre archi a tutto sesto. Al primo piano sono semicolonne ioniche poggianti su piedistalli che sostengono segmenti sporgenti di trabeazione coronati da urne lapidee. La barchessa innestata al fianco destro è preceduta da un portico di grandi archi su pilastri, mentre separata da queste costruzioni sorge la cappella gentilizia a pianta ottagonale. All’interno si segnala l’importante mensa dell’altare maggiore, con sculture attribuite a Pietro Cavaliere, e il piccolo altare laterale sinistro con l’immagine della Vergine, consacrato nel 1711, della scuola del Marinali. Questa graziosa cappella, la cui costruzione risale certamente alla fine del seicento, è di forma ottagonale e uno dei pochi casi di stile barocco nel vicentino.
La conca di navigazione di Colze’
Il fiume Bacchiglione nasce nel “Bosco” di Dueville ed è uno dei corsi d’acqua più importanti delle province di Vicenza e di Padova, dove scorre per 119 kilometri, formando una serie di anse e meandri naturali, tipici dei fiumi di risorgiva; lungo il fiume, si sviluppò e si stabilizzò nel passato la civiltà che avrebbe poi dato luogo al grande patrimonio storico-artistico presente oggi a Montegalda.
A Montegalda capoluogo, fino al 1911, in prossimità del ponte sul Bacchiglione, esistevano dei mulini natanti collocati sui barconi che si alzavano ed abbassavano secondo il livello delle acque e permettevano alle macine di lavorare sempre, anche in caso di piena. Testimonianza di tutto ciò è un disegno a colori ed un olio del Tarro presenti in Municipio.
Arrivando Colzè, troviamo la conca di navigazione, realizzata nel 1870, in sostituzione della preesistente bova,
dotata di due ordini di porte vinciane e di un invaso; essa attraverso la modifica del livello dell’acqua all’interno dell’invaso, alzava o abbassava le imbarcazioni tra le porte, al fine di superare agevolmente il forte dislivello del fiume di circa 3,5 ml. Oggi, viene riconosciuta come una interessante opera ingegneristica e reperto di archeologia industriale che richiama un grande numero di turisti.