Descrizioni dei luoghi nei romanzi di Fogazzaro
A Montegalda si trova la Villa Fogazzaro-Roi ora Colbachini (villa che in Piccolo mondo moderno è la residenza di don Giuseppe Flores, il sacerdote confessore di Piero Maironi):
[…] nuvole giallognole […] lucevano sulla umida gradinata della villa, dove don Giuseppe stava mostrando a Maironi con un sorriso triste la scena dei piani sfumanti di qua sino ai grandi coni azzurrognoli degli Euganei, di là sino alla sottile parete soleggiata dei Berici, e il giardino da lui pensato, disegnato, gittato sul rustico piano e sul colle selvaggio […]
Villa Valmarana ai Nani, (“Villa Diedo” di Piccolo mondo moderno):
il bel dado a trafori dal diadema di statue, saliva biancastro, con i trafori tutti accesi, sopra le due terrazze brune di gente […]
Era magnifica, nel chiaro di luna, la terrazza di marmo bianco, protesa dal piano signorile della villa, porgente lo scalone al giardino, sommersa la balaustrata nel furioso assalto del roseto, in una scarmigliata pompa di fogliame denso, di grandi occhi carnei, di lunghe frondi mobili ai fiati vagabondi della notte.
Le rose di “Villa Diedo”:
Solo i rosai abbracciati ai balaustri della terrazza di ponente avevano fremiti e moti come se la domesticità lunga avesse loro propagato il senso del piacere umano
Il Fogazzaro annuncia la presenza del Santuario di Monte Berico in Piccolo mondo moderno attraverso suggestioni uditive, la prima nella notte dell’eclissi di luna:
[…] mentre dall’alto santuario del colle, bianco sul cielo sereno, suonava la gran voce solenne della mezzanotte.
L’improvviso rombo delle grandi campane del Santuario […]
Così il Fogazzaro in Piccolo mondo moderno presenta le logge della Basilica Palladiana di Vicenza:
[…] entrò nella deserta Piazza Maggiore in faccia alla magnificenza spettrale delle grandi occhiute logge nere che un glorioso maestro antico cinse all’opera decrepita e cieca di un confratello antichissimo […]
A Seghe di Velo d’Astico, si incontra Villa Valmarana Ciscato, rinominata da Fogazzaro Villa Carrè nel romanzo Daniele Cortis:
La chiesettina di Villa Carrè, accoccolata in un canto del giardino, fra il cancello e una macchia d’abeti, non aveva quasi mai posato, la notte fra il 28 e il 29 giugno, di far chiasso con le sue campanelle.
Altro passo:
Era come una dolce musica quella cameretta; troppo dolce! Le rose avevano un odore troppo molle, una grazia troppo delicata. Si soffriva, lì, si perdeva tutto il vigore dello spirito; bisognava essere felici per abitare un nido simile, non aver nell’anima quello che ci aveva lei e che si accordava tanto, in un certo doloroso modo, con l’ambiente. Elena guardò un momento dalla finestra attraverso il fogliame delle rose battute dal vento. Le cime dei monti eran tutte vermiglie; un’ombra azzurrognola copriva i prati […]
A Velo d’Astico che Fogazzaro ribattezza, nel romanzo Daniele Cortis, col toponimo di Villascura, indicato anche nel cartello stradale, c’è Villa Velo, che nel romanzo è detta Villa Cortis, l’abitazione del protagonista introdotta in modo suggestivo dal seguente passo:
Cielo e montagne, tutto era nero, dal Passo Grande che porta sul primo scaglione villa Cortis con le sue solitudini di boschi e prati, fino a monte Barco e all’alta gola stretta da cui sbocca il Rovese. A sommo dello scalone, sulla macchia biancastra della casa, una porta brillava illuminata. […] a destra in alto, le vette del bosco denso che sale il monte, scende nella valle, copre dorsi e valloni, ruscelli e laghetti con l’orrore delle sue ombre. Il meraviglioso getto d’acqua del giardino parlava, invisibile […]
Descrizione di Villa Cortis nell’omonimo romanzo:
Una lucerna colossale ardeva in faccia alla porta sopra una tavola greggia, illuminando, dal pavimento alle nere travi enormi, la sala con le sue quattro porte laterali accigliate, con il suo disordine di carte e di libri ammucchiati alla rinfusa sulla tavola, sparsi sul canapè e sulle sedie, con le due aquile piantate ad ali aperte negli angoli apposti all’entrata.
Altro passo celebre del romanzo Daniele Cortis:
[…] un rivolo gorgoglia fra le ninfee, l’erba affoga il sentiero e, in alto, le acacie dell’uno e dell’altro pendìo confondono nel sole il loro verde, spandono al di sotto un’ombra dorata. Si ascende per di là ad un quieto seno aperto del colle, e quindi, fra gli alberi, al piano erboso dove una colonna di marmo antico, portata dalle terme di Caracalla in quest’altra solitudine reca sulla base due mani di rilievo che si stringono e le seguenti parole: HYEME ET AESTATE ET PROPE ET PROCUL USQUE DUM VIVAM ET ULTRA.
Descrizione di Vena di Fonte Alta (cioè Tonezza) nel romanzo Piccolo mondo moderno:
Un cornuto arcavolo mostruoso degli elefanti, invadente a muso basso l’ampia sua via, […] affondati i fianchi rigonfi nell’ombra. Così, fra le due strette valli incise dai fendenti di un dio, lo sperone che porta Vena di Fonte Alta si protende dalle radici di Picco Astore a fronteggiar con due corna il gran cavo di Villascura. […] Ogni cosa vi ha l’impronta di un sentimento, di una personale idea di bellezza, che ci movono a sospirare per un triste, indefinibile senso dell’assenza di qualcuno che ivi passò e che avremmo amato.
Descrizione della Villa La Montanina nel romanzo Leila:
[…] ha l’aria di una boscaiola discesa dai dirupi della Priaforà, che riposi seduta sotto il grave carico e guardi.
Oppure secondo il commento di un ospite:
Un cason che gà famegia
Le montagne in Leila:
[…] il sopracciglio, appena curvo, del Torraro tagliava lo sfondo aperto fra i due grandi profili neri della Priaforà e del Caviogio, discendenti con maestà l’uno incontro all’altro, simili a manti di giganteschi sovrani. Era una scena di pace pensosa, rispondente alla sete dell’anima sua.