La Villascura di Fogazzaro
Lasciando la frazione di Seghe, si trova il paese di Velo d’Astico che Fogazzaro ribattezza, nel romanzo Daniele Cortis, col toponimo di Villascura, indicato anche nel cartello stradale. Seguendo le indicazioni si giunge a Villa Velo, iconema del paesaggio, quella che in Daniele Cortis è Villa Cortis, l’abitazione del protagonista descritta in modo suggestivo dal seguente passo:
Cielo e montagne, tutto era nero, dal Passo Grande che porta sul primo scaglione villa Cortis con le sue solitudini di boschi e prati, fino a monte Barco e all’alta gola stretta da cui sbocca il Rovese. A sommo dello scalone, sulla macchia biancastra della casa, una porta brillava illuminata. […] a destra in alto, le vette del bosco denso che sale il monte, scende nella valle, copre dorsi e valloni, ruscelli e laghetti con l’orrore delle sue ombre. Il meraviglioso getto d’acqua del giardino parlava, invisibile […]
Villa Velo
Villa Velo, antica e splendida dimora della famiglia Velo, sorge nell’area dell’antico castello di Velo. Nei secoli ha subito dei rimaneggiamenti e delle aggiunte; la parte più antica è il massiccio corpo a tre piani portato a forma attuale nel secolo XVI, che presenta tuttavia visibili elementi gotici e rinascimentali. Il corpo fra la suddetta parte e la barchessa, di bella fattura, è stato realizzato da Girolamo di Velo nel 1752 e presenta interessanti stucchi e affreschi di G.B. Canal, una scalinata centrale e ai lati due serliane.
La cappella è decorata da pregevoli sculture della scuola del Marinali. Un giardino arricchito dalla fontana circonda la villa, sulla parte prospicente alla vallata è collocata la colonna in marmo rosso (proveniente dagli scavi archeologici effettuati dal conte Girolamo Egidio di Velo presso le terme di Caracalla a Roma) al centro di una delle scene più coinvolgenti del romanzo che ha Elena come protagonista:
[…] un rivolo gorgoglia fra le ninfee, l’erba affoga il sentiero e, in alto, le acacie dell’uno e dell’altro pendìo confondono nel sole il loro verde, spandono al di sotto un’ombra dorata. Si ascende per di là ad un quieto seno aperto del colle, e quindi, fra gli alberi, al piano erboso dove una colonna di marmo antico, portata dalle terme di Caracalla in quest’altra solitudine reca sulla base due mani di rilievo che si stringono e le seguenti parole: HYEME ET AESTATE ET PROPE ET PROCUL USQUE DUM VIVAM ET ULTRA.
La Montanina
Seguendo i cartelli, a poche centinaia di metri, in salita, si trova “La Montanina”, la “Villa di Leila” dell’omonimo romanzo. Fu fatta costruire nel 1907 dal Fogazzaro stesso, che ne ha seguito la progettazione fin nei minimi dettagli insieme all’architetto Mario Ceradini, secondo i canoni del Liberty e del Secessionismo viennese (tetti ripidi, timpani trapezoidali e vetri quadrettati). Lo scrittore ha sorvegliato il cantiere come se fosse una figlia e ha battezzato le fonti del parco: Riderella e Modesta.
Duramente colpita dalle bombe nel 1916, perché sede del comando austriaco, è stata acquistata da mons. Francesco Galloni, ricostruita e ampliata tra il 1927 e il 1932 per essere il centro dell’Opera “Pro Oriente”. Della costruzione precedente restano frammenti dei Re Magi, per lo più coperti dall’Annunciazione, e l’erma quadrifronte con incisa la data 1907. Nel salone centrale si trovava un’enorme vetrata rivolta verso la valle, incorniciata dalle colonne pompeiane e da due scaloni maestosi. La vicina chiesetta è dedicata a Santa Maria dei Monti. Interessanti le suggestioni fogazzariane che suscita, come nel caso della personificazione della villa:
[…] ha l’aria di una boscaiola discesa dai dirupi della Priaforà, che riposi seduta sotto il grave carico e guardi. Oppure secondo il commento di un ospite: ‘Un cason che gà famegia’.